Descrizione
Negli Appennini al confine tra Modena e Reggio Emilia, nel punto in cui il fiume Dolo si restringe e comincia a scorrere all’interno di uno stretto canyon, su di un’altura a strapiombo sul corso d’acqua si trovano i resti di Castel Pizigolo. Di questo sito fortificato, di grande importanza in età medievale, non rimane più nulla in elevato se non qualche lacerto di muratura nascosto nel bosco o visibile nei prati erosi dai calanchi. Le ricerche archeologiche hanno permesso di gettare un po’ di luce su questo castello, chiarendo innanzi tutto che lo stesso venne fondato per il controllo delle fonti di acqua salata che numerose si collocavano lungo il greto del Dolo. Le più antiche fasi di occupazione paiono riferibili all’età carolingia (secoli IX-X), ma fu in età comunale (XIII-XIV secolo) che Castel Pizigolo raggiunse il periodo di massima espansione. A quell’epoca, il sito era caratterizzato da una torre, una chiesa dedicata a San Tommaso, un’area cimiteriale e un borgo. Proprio nel momento di massimo splendore la storia di Castel Pizigolo pare interrompersi bruscamente (seconda metà XIV secolo): la torre venne demolita e il borgo distrutto da un incendio. In loco rimase solo la chiesa che fu definitivamente abbandonata nel XVI secolo. Questo è quanto emerso dalle prime campagne di scavo e trova in questo volume la sua edizione critica. Vengono presentati i dati di scavo, un esaustivo studio del territorio e l’analisi delle tecniche costruttive e dei processi produttivi. Il tutto è accompagnato da un’indagine analitica delle varie classi di manufatti ritrovati, rendendo il caso di Castel Pizigolo un significativo tassello per la comprensione del fenomeno dell’incastellamento negli Appennini emiliani.