Descrizione
Il territorio di Castelvetro, posto sulle prime colline dell’Appennino, a cavallo del torrente Guerro, e a dominio di importanti vie di transito verso la pianura modenese, è stato da tempo sede di importanti stanziamenti umani. Il lavoro sistematico di raccolta dati e di cartografia archeologica anche a fini di tutela condotto nel comune di Modena dal Museo Civico Archeologico Etnologico di Modena e dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici a partire dalla seconda metà degli anni Ottanta ha costituito un modello non solo regionale di un’indagine topografica svolta con criteri moderni e razionali. Negli ultimi anni anche a Castelvetro si sono svolte indagini sul terreno, alcune sistematiche, altre occasionali ma controllate, e si sono praticati sondaggi ed interventi di scavo per motivi di tutela, che hanno consentito a Donato Labate, uno dei protagonisti della stagione di ricerca promossa dal gruppo raccoltosi a Modena, di tentare un primo bilancio sul popolamento antico e medioevale di questo territorio.
Si è così potuto trattare il quadro di uno stanziamento assai articolato nei diversi periodi, che a partire almeno dall’età del bronzo, mostra una tendenza ad organizzarsi in nuclei abitativi consistenti, a livello di villaggio, con evidenti capacità di sfruttare le potenzialità agricole e strategiche dell’area. Durante il periodo dell’occupazione etrusca della pianura emiliana la vocazione del colle dove sorge l’attuale abitato di fungere da caposaldo a controllo territoriale sembra prevalere. È il momento, nel V secolo a.C., in cui si colloca l’importante necropoli scavata nell’Ottocento con alcuni ricchi corredi funerari, testimonianza significativa del ruolo svolto da gruppi di aristocratici etruschi non solo nei centri urbani ma anche sul territorio.
Terminata con l’occupazione gallica la funzione strategica dell’abitato etrusco, il territorio del comune torna ad essere occupato e sfruttato intensamente dal punto di vista agricolo e residenziale in età romana, quando alcune ville si distinguono sia per estensione e complessità d’impianto sia per il numero delle strutture produttive rinvenute, che mostrano una notevole ricchezza economica dell’area che sembra protrarsi fino in età tardo-antica. Ne è un esempio clamoroso il tesoretto di migliaia di monete d’argento rinvenuto nel primo Ottocento in località Frascarolo, sepolto da qualche facoltoso possidente (che non riuscì più a recuperarlo) probabilmente nel momento in cui si avvicinava a Modena l’esercito degli schiavi insorti guidato da Spartaco nel 72 a.C.
Più scarsi e discontinui i dati relativi al periodo altomedioevale, quando certamente l’insicurezza che di nuovo gravava sul territorio nei secoli compresi tra la caduta dell’impero e il Mille portarono di nuovo ad un arroccamento sul colle sede dell’attuale cittadina.
Questo volume, prodotto con la collaborazione determinante del Comune di Castelvetro e del Museo Civico Archeologico Etnologico di Modena, rappresenta naturalmente anche uno strumento indispensabile per futuri interventi di tutela e di programmazione sul territorio.
Luigi Malnati
Soprintendente Archeologo dell’Emilia Romagna