Descrizione
Il colle Garampo rappresenta per Cesena un luogo di particolare importanza, in grado di metterci nelle condizioni di raccontare, da un punto di vista emblematico, la vicenda storica di una città e di un territorio nodali nelle comunicazioni tra le regioni dell’Adriatico settentrionale e Roma. Nel precedente volume (Ritmi di transizione. Il colle Garampo tra civitas e castrum: progetto archeologico e primi risultati, a cura di S. Gelichi, M. Miari e C. Negrelli) sono stati affrontati i temi fondamentali del progetto archeologico curato dall’Università Ca’ Foscari di Venezia, in collaborazione con la Soprintendenza Archeologia dell’Emilia Romagna, progetto che a sua volta scaturiva dall’esperienza della carta archeologica del potenziale. Il colle Garampo, dopo la fase ‘protourbana’ (IV-III secolo a.C.) dell’età immediatamente precedente la conquista romana di questi territori, trova una rinnovata centralità solo in età tardoantica. Le strutture del castrum citato più volte da Procopio di Cesarea a proposito delle vicende della guerra greco-gotica, testimoniano non soltanto la forma ‘militare’ delle fortificazioni, ma anche gli aspetti insediativi ad esse chiaramente connessi. In seguito le fasi altomedievali sono indicate sia da continuità insediative, sia da un riassetto delle fortificazioni attorno all’anno Mille. è in questo lungo periodo altomedievale che il Garampo assurge progressivamente al rango di luogo più eminente della città, sede dell’episcopio e della cattedrale, ma anche delle altre sedi del potere. Tale riorganizzazione porterà poi alla ridefinizione urbanistica di tutto il versante orientale del colle, tanto che tra XII e XIII secolo è possibile analizzare un insediamento molto esteso, identificabile come uno dei borghi più importanti della città in età comunale. In questo volume si sviluppano nuovi temi e nello stesso tempo se ne approfondiscono altri. La prima parte è dedicata agli scavi del Foro Annonario, avvenuti recentemente entro l’area di un mercato coperto che si colloca ai piedi del Garampo, in una posizione ‘chiave’ tra i palazzi comunali e piazza del Popolo. Tre, in estrema sintesi, le fasi salienti delle esplorazioni archeologiche curate dalla Soprintendenza: la prima riguarda un villaggio dell’età del Bronzo, la seconda le tracce del castrum e la terza un quartiere tardomedievale. Il villaggio del tardo II millennio a.C. (XIV-XIII secolo a.C.) costituisce la prima testimonianza di questo genere scavata nel centro storico di Cesena, e riveste un notevole significato nell’evoluzione del popolamento in questo comparto regionale. La seconda fase (dopo l’età del Ferro, comunque ben attestata, e l’età romana, per così dire ‘sottorappresentata’) riguarda la tarda antichità, la quale ha restituito importanti conferme (per quanto topograficamente limitate) sulla presenza delle strutture del castrum anche alle pendici del colle, autorizzando l’ipotesi di un castrum di grandi dimensioni, che sorge accanto alla città romana e che progressivamente ne acquisisce funzioni centrali. Infine il quartiere tardomedievale, rispecchiato anche qui, come nel versante più alto del colle, da una serie di edifici affacciati su di un sistema stradale concepito entro un quadro urbanistico chiaramente pianificato. La seconda parte del volume è dedicata a un approfondimento degli scavi dell’Università Ca’ Foscari sul versante orientale del colle, luogo di rinvenimento delle strutture di fortificazione tardoantiche composte da una potente muratura lineare e da una torre. Gli scavi 2009 e 2012, in particolare, hanno mostrato la presenza di un insediamento che sorge all’interno del castrum durante il VI secolo, e ne attraversa la vicenda storica fino almeno alla fine dell’altomedioevo. Edifici a pali lignei e tramezzi in strutture miste si appoggiavano al muro in prossimità della torre, mentre una serie di sepolture occupava la zona esterna alle pendici orientali del colle. Le analisi antropologiche costituiscono una prima campionatura di studio, per Cesena, su individui di differenti età; lo studio dei manufatti rinvenuti all’interno degli edifici, nei livelli di vita, testimoniano di una società complessa, collegata sia ai mercati regionali, sia ai traffici transmarini all’insegna della ‘talassocrazia’ bizantina. La terza parte del volume, infine, è dedicata ad alcune sintesi sul significato del Garampo nel corso della sua complessa vicenda, nel tentativo di coglierne i ‘ritmi’ storici attraverso la testimonianza materiale: dal villaggio preistorico a quello protostorico, dal suburbio di età romana al castrum tardoantico, dal borgo medievale alla ‘Murata’ trecentesca, fino alla Rocca Malatestiana e ai Palazzi del Legato Pontificio.
Il progetto relativo all’archeologia cesenate, iniziato alla fine degli anni ’90 del secolo scorso, legato alla collaborazione quanto mai efficace tra comune di Cesena, Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Emilia Romagna e Università di Venezia stabilisce con il volume relativo agli scavi 2012-2013 un nuovo importante episodio, con l’edizione scientifica dello scavo condotto dalla Soprintendenza Archeologia nell’area del Foro Annonario, collocato alle pendici del colle del Garampo, sede degli interventi sistematici del primo decennio del secolo.
È stato possibile, nel corso della ristrutturazione dell’edificio, compiere uno scavo estensivo, che ha portato all’identificazione dei livelli più antichi dell’insediamento cesenate, dall’età del Bronzo alla media età del Ferro, di resti di carattere artigianale relativi all’età romana, delle tracce del castrum bizantino con fortificazioni imponenti, di un quartiere medioevale con sequenze edilizie che arrivano alla costruzione dell’edificio del Foro nel 1854.
Al di là del risultato scientifico, che è, come si capisce, di assoluto rilievo, preme ricordare in questa sede e nell’anno in cui si attua con la riforma Franceschini l’unificazione delle Soprintendenze, che l’“operazione Cesena”, cui anche questo intervento si riferisce, nasce dalla capacità che l’allora Soprintendenza di settore dimostrò di sapersi inserire in modo attivo e propositivo in un progetto di assoluta innovazione, che ha portato alle prime realizzazioni in campo nazionale di carte di potenzialità urbana e del territorio comunale, nonché alla definizione del concetto di “riserva archeologica”, sperimentata proprio sul colle del Garampo. Da quella esperienza, frutto di un’attività di ricerca scientifica e metodologica e della attiva collaborazione con un’équipe universitaria attenta anche alle esigenze della tutela, è nato concretamente un sistema di relazioni tra le istituzioni e un monitoraggio costante del territorio, da cui sono scaturiti anche i risultati presentati in questo volume. L’auspicio e la speranza è che la nuova organizzazione del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e del Turismo sia all’altezza di una tradizione che, al di là di molte incongruenze, ha saputo scrivere alcune delle pagine più importanti della nostra ricerca archeologia e salvaguardare il complesso del nostro patrimonio storico.
Luigi Malnati