Descrizione
La Pietra ollare, vero tesoro localizzato su tutto il settore alpino europeo è il tema centrale di questo volume che raccoglie i risultati degli studi compiuti nei territori alpini e padani della penisola italiana (aree piemontesi, valdostane, lombarde, emiliane) e transalpini (Svizzera meridionale - vallese) in cui sono stati individuati manufatti e ambiti di estrazione di questo particolare tipo di roccia metamorfica con alta potenzialità termica – da sempre importante nella vita quotidiana delle popolazioni dei due versanti alpini – contraddistinto da quattro caratteristiche principali, ossia facile lavorabilità, riscaldamento rapido, mantenimento della temperatura costante e capacità di lenta restituzione del calore accumulato. La lavorazione iniziava in quota estraendo blocchi di pietra nei luoghi di affioramento. Il trasporto a quote inferiori era difficile e faticoso, per il peso e la mole del materiale, le distanze ed i dislivelli da superare. Questo tipo di pietra, lavorato al tornio per realizzare recipienti funzionali alla cottura e alla conservazione degli alimenti, era identificata nel mondo romano con il vocabolo ollae ed in ambito locale laveggi-lavezzi. Specialmente nei secoli postmedievali i blocchi che non si prestavano alla tornitura venivano modellati con strumenti da taglio e percussione (martello, scalpello, lima) per produrre una infinità di oggetti della vita quotidiana (macine, lavelli, vasi, davanzali, portali, fontane, camini, pigne o stufe, acquasantiere, balaustre, colonne, rocchi torniti, condutture di scarico, pavimenti, rivestimenti). Nel corso del 1700 e del 1800 è addirittura documentata la realizzazione di tazze per cioccolata e caffè, bicchieri e tabacchiere. La pietra ollare è quindi una materia prima riconosciuta in una tradizione produttiva millenaria – già Plinio il Vecchio la ricorda nella Naturalis historia con riferimento esplicito alla sua estrazione in Valtellina – ma presente pressocché ininterrottamente in tutte le epoche storiche, unendo e non dividendo, popolazioni con tradizioni culturali diverse e dislocate lungo tutto il settore alpino.
Il volume pubblica in modo integrale gli Atti di tre incontri di studio organizzati con lo scopo di presentare la differenziazione funzionale della pietra ollare, non solo per una sua componente archeologica, legata al riconoscimento di reperti e manufatti di questo tipo in molti cantieri di scavo, ma anche per dimostrare la sua straordinaria duttilità in tanti aspetti della vita quotidiana delle comunità del passato e del presente. Inoltre questo libro rappresenta, per lo scrivente, uno step professionale importante e significativo poiché è il primo volume della serie «Atti di Convegni», inseriti in un nuovo progetto editoriale, appena inaugurato, con le Edizioni fiorentine All’Insegna Del Giglio, in grado di rappresentare in una veste grafica di alta qualità, un interessante ambito di ricerca e di approfondimento rispetto ad una disciplina, l’Archeologia Cristiana e Medievale, che nell’ateneo torinese vanta una lunga e consolidata tradizione di studi.
Sono molto grato alla signora Maria Adriana Culacciati, principale sostenitrice economica di questa pubblicazione, agli altri due curatori del volume, Roberto Fantoni e Riccardo Cerri, per il paziente lavoro di raccolta dei testi e per lo svolgimento di un processo di editing lungo, laborioso ma molto accurato, al Club Alpino Italiano (CAI – Sezione di Varallo) per averci sostenuto ed aiutato nel corso delle tre giornate di studio (Carcoforo, Varallo, Ossola). Aggiungo quindi, un invito alle eventuali sezioni del CAI interessate a continuare e potenziare questa collaborazione con il Dipartimento di Studi Storici – UniTO sulla base di progetti scientifici condivisi. Spero infine che il volume possa rappresentare per tutti, addetti e non addetti ai lavori, un nuovo modo ed uno stimolo per percorrere tutte le vallate alpine, con una prospettiva diversa, per incontrare ed ammirare in situ una delle sue risorse ‘storiche’ più antiche e più importanti.
Paolo de Vingo